Tartarughe terrestri. La messa in letargo

Le tartarughe terrestri, come altri animali, utilizzano il letargo invernale o ibernazione, per superare un periodo dell’anno

in cui le avverse condizioni climatiche e la scarsità di cibo metterebbero a rischio la loro sopravvivenza.

Il letargo è quindi un processo naturale e fisiologico che, se effettuato in condizioni idonee, non mette a rischio la sopravvivenza delle tartarughe ma, anzi, ne migliora lo stato di salute e benessere.

Il letargo è un periodo di tempo in cui la temperatura corporea si abbassa e tutti i processi fisiologici rallentano mantenendo l’animale in uno stato di vita latente.

In natura è indotto dalla diminuzione delle temperature e delle ore di luce del giorno all’approssimarsi della stagione fredda; gli animali riducono progressivamente l’alimentazione fino a sospenderla del tutto e iniziano la ricerca di un luogo sicuro e riparato in cui ibernarsi.

Circa un mese prima della presunta data del letargo è importante effettuare un esame coprologico per assicurarsi che non vi siano parassiti intestinali. Una accurata visita veterinaria servirà per valutare lo stato di salute, il peso e l’assenza di lesioni alla cute e al carapace. E’ importante che gli animali giungano al letargo in perfetto stato di nutrizione e perfettamente sani.

I soggetti che vivono all’aperto riducono piano piano l’assunzione del cibo avvicinandosi all’autunno, fino a smettere di alimentarsi del tutto negli ultimi 15 gg di attività. Arrivate al punto critico, iniziano a scavare nel terreno, e si interrano. E’ importante garantire la possibilità di bere fino all’ultimo giorno mentre è invece da evitare la somministrazione di alimenti “golosi” o succulenti per contrastare il calo di appetito. L’apparato digerente al momento dell’entrata in letargo dovrà presentarsi completamente vuoto.

La temperatura ambientale ideale per una buona riuscita dell’ibernazione, è di circa + 5°C. In questo modo, la tartaruga si addormenta, le riserve corporee vengono consumate molto lentamente (circa 1-2% del peso al mese) e l’animale non è in pericolo congelamento. In modo particolare, la temperatura non deve mai scendere sotto i 2°C e non deve mai superare gli 11°C. Per il controllo della temperatura, si possono usare i termometri da serra, con l’indicazione di quella massima e di quella minima. La durata del letargo di regola non deve superare la durata di 20 settimane. I rischi del letargo all’aperto sono rappresentati da: possibili predatori; annegamento in caso di piogge intense; temperature troppo miti (cioè sopra ai 10°C con animale semiaddormentato con un consumo eccessivo delle riserve) o tropo rigide (morte per congelamento). Se per le bizzarrie del clima la tartaruga dovesse svegliarsi è importante non somministrare cibo ma solo acqua. Riprenderà poi il letargo al riabbassarsi delle temperature.

Nelle nostre zone nella maggior parte dei casi è necessario ricorrere ad un letargo c.d al chiuso (ibernazione in recipiente adatto e in un locale a temperatura controllata) o semichiuso che rappresenta un compromesso fra i due sistemi; si lascia andare la tartaruga spontaneamente in letargo all’aperto ma in un apposito rifugio edificato e costruito con del materiale resistente e isolante.

Su internet è possibile trovare numerose descrizioni su come costruire un rifugio adatto e comunque il vostro veterinario di fiducia saprà, al momento della visita, darvi tutte le indicazioni necessarie, sia per la preparazione del luogo per il letargo sia sui controlli periodici da effettuare. In un prossimo articolo vedremo invece come affrontare il risveglio con l’arrivo della bella stagione.

Autore: dr. Giovanni Bucci

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